Golden Retriever del Lago di Vico

domenica 9 ottobre 2011

Dopo due anni




Dopo due anni dalla morte di Jazz, il dolore non è più in primo piano, ma se ne sta rintanato tra i pensieri e le emozioni. Non si fa più sentire con la violenza del primo anno, non urla e non mi tortura; ma la cicatrice la sento sempre.
L'unico pensiero atroce che spesso mi colpisce è quanto abbia sofferto Jazz, nei giorni del ricovero; chiuso in una gabbia tra estranei, sopportando il dolore per il diserbante che gli bruciava lo stomaco, in preda al vomito e alla diarrea. Non so cosa potesse capire, mentre potevo stargli vicino solo per poche ore al giorno; pensava che l'avessi abbandonato? Il ricordo più doloroso è quel suo sguardo implorante, l'ultima sera che ci siamo visti, mentre mi seguiva verso l'uscita dell'ambulatorio e io non ho potuto portarlo con me.

Dopo due anni, ancora non sono riuscita a riguardare le sue foto, a stamparne qualcuna e poi appenderla  vicino a quelle di Ciak e Mousse. So che molti si consolano sfogliando gli album dei ricordi fotografici di chi non c'è più; per me invece sarebbe come riportare a galla la nostalgia e la rabbia, i bei ricordi sono ancora avvelenati da ciò che li ha uccisi.



Evito sempre di parlare di lui, ma se viene fuori in qualche discorso la mia voce e il mio umore si abbassano di colpo. Parlarne al passato mi rattrista ancora molto.

L'assenza di Jazz è un fatto concreto di cui non posso dimenticarmi, a cui non mi sono ancora rassegnata. Leggendo testi sull'elaborazione del lutto, con i consigli su come affrontare la morte di un cane, mi sono resa conto d'essere ancora lontana dalla guarigione. Non penso di essermi crogiolata troppo nel dolore, ma certo per mesi non sono riuscita a staccarmene, come se non soffrire più significasse dimenticare Jazz. Il passo successivo è stato capire quanto fosse negativo incatenare il suo ricordo al dolore, provare a togliere questo filtro nero che distorceva il legame con lui. Ma resta ancora una gran rabbia, un enorme vuoto e la consapevolezza che dopo questi due anni, pieni di problemi e fatiche su vari fronti che hanno assorbito tutte le mie energie, sono ancora debole davanti all'impresa di reagire al lutto e al trauma.
La comprensione e la vicinanza degli amici non sono bastati; è un'impresa solitaria quella di rimettere insieme i pezzi e ritrovare un po' di serenità ed ottimismo.
Credo sia stato difficile, per gli amici, starmi vicino e cercare di aiutarmi; chi non sapeva che dire, chi mostrava imbarazzo, chi si preoccupava e mi spingeva a reagire in fretta, in modo da non preoccuparsi più.
"Allora, ancora non hai voltato pagina?", "Dai, bisogna reagire!" "Col tempo passerà", "Non ci pensare!", "Prendi un altro cucciolo". Queste frasi mi hanno colpito peggio di uno schiaffo; non mi servivano a niente, anzi, a volte peggioravano il mio umore. 
Altri tentativi per scuotermi, "A Jazz non piacerebbe vederti soffrire così!", per consolarmi "Ora lui è sul Ponte dell'Arcobaleno" non mi hanno fatto fare passi avanti verso la guarigione. Mi sembrava assurdo credere che Jazz mi vedesse e si rattristasse per il mio dolore, né riuscivo ad  immaginarlo in una sorta di paradiso dei cani dove scorrazzava felice. 
La realtà della sua assenza era brutale, non potevo nasconderla dietro a nessuna illusione.
Non avevo bisogno di parole, solo di vicinanza e comprensione; non volevo essere compatita, ma che mi si permettesse di soffrire, piangere, arrabbiarmi, disperarmi, senza giudicarmi, farmi sentire in imbarazzo o in colpa. 



Al vuoto lasciato da Jazz si è aggiunta l'interruzione della mia attività come Operatore Cinofilo con l'ANUCSS.
Se il primo anno era il mio stato d'animo triste e spento a non permettermi di lavorare in Pet Therapy, dopo è subentrata la crisi economica, che ha colpito anche questo settore facendo diminuire le attività. Questa estate avrei potuto partecipare con Mousse ad un campo estivo, dove per i bambini erano previsti incontri sull'educazione all'animale; purtroppo quel progetto è saltato e anche questo ha frenato la speranza di poter riprendere le attività. Fra due mesi Mousse compirà dieci anni e non potrà più lavorare; anche questo mi fa temere che la Pet Therapy sia un meraviglioso capitolo della mia vita, forse chiuso per sempre.
Aver perso la mia identità di Operatore Cinofilo è stato uno dei fattori che ha più pesato, sulla mia capacità di reagire e ricominciare. Ho visto sfumare i progetti, interrompersi una passione, venir meno una delle realtà che mi faceva star meglio. Ho sempre pensato che, al di là dei benefici che queste Attività possono recare ai pazienti, facevano bene prima di tutto a me; il piacere di rendersi utile, il rapporto con persone cosidette "diverse" che sanno regalare molto, l'intensità del rapporto con i cani, mi caricavano di energia ed entusiasmo.



Il trauma ha lasciato segni indelebili. Non ci sono più state passeggiate con i cani, la paranoia verso qualche pericolo ha eliminato uno dei piaceri della compagnia di un cane, andare a  spasso tra boschi e prati. Solo qualche mese fa ho provato a portare Mousse sulla spiaggia, in compagnia di un'amica; ma non ero rilassata, controllavo Mousse appena metteva il naso a terra, un ritornello mi rintronava per la testa "e se poi succede qualcosa e ti maledici per averla portata fuori?"


Sì, la vita continua... Ciak è ancora con me e a volte penso che se ne andrà solo quando sarà sicuro che sarò abbastanza forte per salutarlo. Mousse è sempre più affettuosa, sopporta pazientemente l'inattività e mi invita al gioco per distrarmi. La micia Tris mi regala sedute di "fusa-terapia" e mi fa ridere, mentre si arrampica da ogni parte.



Quest'anno abbiamo passato tante giornate con una Golden arrivata dall'Allevamento del Sogno Antico.



La sua bipede l'ha chiamata Tara; un concentrato di dolcezza, affettuosità e allegria. Vedere Ciak e Mousse con una cucciola mi ha inevitabilmente portato dei ricordi del mio Trio, con déjà vu che mi colpivano all'improvviso. Se invece che una femmina la mia amica avesse scelto un maschio, so che sarei precipitata nei paragoni e nel magone. Così invece mi sono ritrovata a godermi la compagnia di una cucciola allegra, senza star male al ricordo di un altro cucciolo.
Non ho cambiato idea sul fatto di non prendere un altro cane, mi manca l'entusiasmo per ricominciare daccapo una nuova avventura. Finché ci sarà Ciak, tempo e attenzione sono soprattutto per lui.




Nell'aiuola di Jazz ci sono stati vari cambiamenti, 
che potete leggere qui: aiuola 2011
La sua rosa, Golden Celebration, è cresciuta sempre più bella, i suoi fiori dorati sono spuntati a maggio e ancora si fanno ammirare.





Non sto più a lungo seduta vicino alla sua rosa, ma ogni giorno la guardo, accarezzo un petalo, aspiro il  profumo di un fiore.


Ho aggiunto altre piante - due Bocche di Leone, un Solanum Capsicastrum - e seminato fiori di campo




per vedere l'aiuola sempre colorata, 
mai triste e spoglia.


Oggi il vento forte fa scodinzolare le piante dell'aiuola davanti al lago agitato, di un blu intenso.  Ho tolto i fiori appassiti della rosa, ma ce ne sono ancora tanti che vogliono sbocciare, in questo caldo ottobre. 


Spero arriverà un momento in cui non celebrerò più questa triste ricorrenza, ma ricorderò solo i momenti felici che tu mi hai regalato.
Ho una gran nostalgia della tua dolcezza, chicco mio.


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